Chiesa di Santa Maria Nuova

Nel mezzo della campagna cortonese spicca la Chiesa di Santa Maria Nuova, splendido esempio di architettura religiosa che porta la firma di Giorgio Vasari. Da lontano la prima cosa che si nota è l’alta cupola, aggiunta in un secondo momento. La chiesa dista una manciata di chilometri dal centro di Cortona.

Il progetto iniziale della Chiesa di Santa Maria Nuova, secondo le ricostruzioni storiche, è attribuito a Battista Cristofanello. I lavori iniziarono alla metà del Cinquecento. Soltanto dopo la morte di Cristofanello subentrò Giorgio Vasari, che insieme ad altri progettisti le conferirono l’attuale aspetto. La posizione in cui sorge la chiesa non è casuale: si trova nel punto in cui c’era un’immagine della Madonna. La tradizione racconta di frequenti apparizioni della Vergine; da qui la decisione di costruire il luogo di culto, proprio lungo la strada che conduce all’Eremo Le Celle.

La Chiesa di Santa Maria Nuova ha una pianta perimetrale quadrata, al cui interno si sviluppa una croce greca. Al centro un tamburo cilindrico sostiene l’alta cupola, la cui realizzazione è attribuita a Giorgio Vasari. Completano gli spazi interni quattro cappelle, alle quali si può accedere da tre portali.

La Chiesa di Santa Maria Nuova di Cortona

La Chiesa di Santa Maria Nuova nel cuore della campagna cortonese.

L’intera struttura è sorretta da quattro pilastri interni che permettono di avere un grande sviluppo verticale. I quattro bracci della pianta a croce sono sovrastati da volte a botte, e si notano anche quattro cupolini agli angoli dell’architettura.

Della Chiesa di Santa Maria Nuova sono apprezzabili le vetrate che raffigurano i re Magi in adorazione, oltre all’Annunciazione e Madonna col Bambino: entrambe sono opera di Urbano Urbani. Interessante anche la vetrata della Madonna col Bambino e armi Squattrini, voluta dalla famiglia Squattrini e realizzata da un anonimo.

L’altare maggiore, invece, venne realizzato dal maestro Radi, cortonese doc. La Chiesa di Santa Maria Nuova conserva infine un dipinto di Alessandro Allori, oltre al prezioso organo seicentesco all’interno della cantoria in legno.